Le sanzioni contro la Russia funzionano? No. Gazprom fa record di utili, mentre Italia e Germania rischiano grosso

Secondo The Economist ed il Washington Post, l’economia russa tiene, complice un rublo forte, un’inflazione contenuta e le ingenti esportazioni di idrocarburi. Gazprom fa il record di benefici nell’ultimo semestre (oltre 41 miliardi di euro) mentre Germania ed Italia rischiano i contraccolpi delle sanzioni imposte al Cremlino.

Le sanzioni contro la Russia non stanno funzionando come ci si aspettava. A dirlo non sono la Pravda o il Moscow Times ma due prestigiosi giornali come l’Economist ed il Washington Post. L’economia di Mosca è certo fiaccata dai colpi inferti dalle sanzioni ma il crollo del Pil, almeno nel breve periodo, non ci sarà, mentre i contraccolpi sull’Europa ci saranno eccome e saranno molto pesanti.

Secondo il britannico The Economist , che cita dati provenienti da un’ampia varietà di fonti, l’economia russa sta andando meglio di quanto previsto anche dalle previsioni più ottimistiche, poiché le vendite di idrocarburi hanno alimentato un avanzo record delle partite correnti. Se si prende ad esempio il current-activity indicator (l'”indicatore di attività corrente) pubblicato dalla banca Goldman Sachs, una misura in tempo reale della crescita economica, nei mesi di marzo e aprile questo indicatore ha subito un drastico calo, se non di dimensioni paragonabili alla crisi finanziaria globale del 2007-09 o addirittura all’invasione dell’Ucraina nel 2014. Nei mesi successivi c’è stata pero’ una veloce rirpesa.

Altre misure raccontano una storia simile: una recessione, ma non profonda, almeno per gli standard di volatilità della Russia. A giugno la produzione industriale è diminuita dell’1,8% rispetto all’anno precedente, secondo un documento pubblicato da JPMorgan Chase. Il consumo di elettricità sembra essere tornato a crescere, dopo un calo iniziale. Il numero di carichi ferroviari, un indicatore della domanda di merci, sta tenendo.

Nel frattempo, l’inflazione si sta attenuando. Dall’inizio del 2022 alla fine di maggio i prezzi al consumo sono aumentati di circa il 10%. Il calo del rublo ha reso più care le importazioni; il ritiro delle aziende occidentali ha ridotto l’offerta. Ma i prezzi sono ora in calo, secondo Rosstat. Una fonte indipendente, pubblicata dalla società di consulenza State Street Global Markets e dalla società di dati PriceStats, ricavata dai prezzi online, mostra tendenze simili.

Un rublo più forte ha ridotto il costo delle importazioni. E le aspettative di inflazione dei russi sono diminuite. Una serie di dati della Federal Reserve di Cleveland, della società di consulenza Morning Consult e di Raphael Schoenle della Brandeis University mostra che l’inflazione prevista per il prossimo anno è scesa dal 17,6% di marzo all’11% di luglio. Grazie all’abbondanza di gas, è improbabile che la Russia assista a un’impennata dell’inflazione di tipo europeo causata dall’aumento dei prezzi dell’energia.

Il calo dei prezzi non è l’unico elemento che aiuta le famiglie. C’è anche un tasso di disoccupazione, al minimo storico del 3,9%. I dati di Sberbank indicano che a luglio la spesa reale dei consumatori è rimasta pressoché invariata rispetto all’inizio dell’anno. Le importazioni sono calate bruscamente in primavera, in parte perché molte aziende occidentali hanno smesso di rifornirle. Tuttavia, il calo non è stato grave rispetto agli standard delle recenti recessioni e le importazioni si stanno ora riprendendo rapidamente.

Tre fattori, secondo l’Economist, spiegano perché la Russia continua a battere le previsioni. Il primo è la politica. Vladimir Putin ha delegato la gestione economica a personale di alto livello. Il Cbr è pieno di esperti altamente qualificati che hanno agito rapidamente per evitare il collasso economico. Il raddoppio dei tassi di interesse a febbraio, in combinazione con i controlli sui capitali, ha rafforzato il rublo, contribuendo a ridurre l’inflazione. Elvira Nabiullina, governatrice della banca centrale ed economista di alto livello, è seriamente intenzionata a tenere sotto controllo i prezzi, anche se questo non la rende una figura di certo popolare.

Il secondo riguarda la storia economica recente. Sergei Shoigu, ministro della Difesa russo, potrebbe averci azzeccato a febbraio quando, secondo il Washington Post, ha detto al governo britannico che i russi “possono soffrire come nessun altro”. Questa è la quinta crisi economica che il Paese ha affrontato in 25 anni, dopo quelle del 1998, 2008, 2014 e 2020. Chiunque abbia più di 40 anni ricorda lo straordinario tumulto economico provocato dalla caduta dell’Unione Sovietica. Le persone hanno imparato ad adattarsi, piuttosto che farsi prendere dal panico (o dalla rivolta). Alcuni segmenti dell’economia russa sono rimasti a lungo “isolate”dall’Occidente. Ciò ha comportato una crescita inferiore, ma ha reso meno doloroso il’impatto delle sanzioni. Nel 2019 lo stock di investimenti diretti esteri nel Paese valeva circa il 30% del PIL, rispetto alla media globale del 49%. Prima dell’invasione solo lo 0,3% circa dei russi con un lavoro lavorava per un’azienda americana, rispetto a più del 2% nel mondo ricco. Il Paese necessita di un numero relativamente basso di forniture estere di materie prime. Pertanto, l’ulteriore isolamento non ha avuto un grande impatto sulle cifre fino ad oggi.

Il terzo fattore riguarda gli idrocarburi. Le sanzioni hanno avuto un impatto limitato sulla produzione petrolifera russa, secondo un recente rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia. Dall’invasione la Russia ha venduto all’Unione Europea circa 85 miliardi di dollari di combustibili fossili. Queste vendite stiano aiutando la Russia a continuare a comprare importazioni, per non parlare di pagare i soldati e acquistare armi.

Contro-effetti pesanti in Italia e Germania

Secondo il Washington Post, a breve termine dovremo occuparci piuttosto dei pesanti controeffetti delle sanzioni in Europa, in special modo in Italia e Germania. La prospettiva è concreta, con gli economisti del Mes che, in caso di stop totale delle forniture di gas dalla Russia, calcolano un impatto sul Pil dei Paesi Ue molto violento, che arriverebbe al 2,5% per Germania e Italia, le nazioni più esposte perché più dipendenti dalle importazioni. Nel nostro Paese, poi, un’intensificarsi della crisi energetica porterebbe secondo Confcommercio alla chiusura di 120mila aziende e alla perdita di 370mila posti di lavoro. Non solo, per Coldiretti, il traino sul prezzo dei beni alimentari può portare 2,6 milioni di italiani a rischio fame e costretti a chiedere aiuto per mangiare.

Gazprom registra un utile record di 41,6 miliardi di euro

Oltre 2.500 miliardi di rubli, pari a 41,6 miliardi di euro. La società nazionale russa del gas Gazprom ha annunciato martedì il suo profitto semestrale, che ha dichiarato essere il più alto della sua storia. “Nonostante le sanzioni occidentali e le condizioni di mercato sfavorevoli, abbiamo raggiunto vendite e profitti record”, ha dichiarato Famil Sadygov, vicepresidente di Gazprom.

Insomma le sanzioni rischiano di essere un boomerang per l’Europa.

Marco Cesario

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