Il capo della diplomazia UE Borrell continua testardamente a parlare di armare ed addestrare la resistenza ucraina disprezzando la sorte di milioni di cittadini europei che dovranno fronteggiare l’inverno più duro dal dopoguerra. E’ logico e razionale il comportamento dei nostro dirigenti?
Parliamoci chiaro, la crisi energetica che si profila all’orizzonte è molto grave. I nostri politicanti, cosi’ come i dirigenti europei non solo fanno orecchie da mercante ma ci spediscono dritto nel black out energetico per perseguire ragioni che oramai non stanno più in piedi. L’intestardirsi a irrigidire le sanzioni e la chiusura nei confronti di qualsivoglia soluzione diplomatica ci consegnerà ad un inverno rigido fatto di tagli energetici, bollette esose, chiusura di industrie e di attività che provocheranno disoccupazione, malcontento e perché no rivolte e caos sociale. E il capo della diplomazia europea Borrell che fa? Dice che bisogna addestrare militarmente la resistenza ucraina. Insomma continua a parlare di guerra e armi disinteressandosi completamente della sorte di milioni di cittadini europei invischiati in una guerra non loro. Borrell lo sa che ci aspetta un inverno rigido e che tante famiglie povere potrebbero non superarlo per continuare a seguire l’idea folle delle sanzioni? Borrell lo sa che le sanzioni contro la Russia hanno fatto il solletico a Putin che continua ad arricchirsi con la diminuzione del flusso, i tagli, ed il prezzo del gas e degli idrocarburi alle stelle?
Intanto mentre Borrell straparla di armi e addestramento militare, l’Europa si prepara al peggio. Il 26 luglio l’UE ha concordato un piano per ridurre il consumo di gas del 15% entro marzo 2023, come riporta Le Monde. In Francia, l’idea di un “piano di sobrietà energetica” è stata confermata anche dal presidente Macron: l’obiettivo è ridurre il consumo di energia del 10% in due anni. Oggi Epero’ anche la Francia teme la possibilità di un’interruzione totale delle forniture russe. In una dichiarazione rilasciata proprio oggi il gigante francese dell’energia Engie ha affermato cdi essere stato informato da Gazprom di una “riduzione delle forniture di gas a partire da oggi, a causa di un disaccordo tra le parti sull’applicazione di alcuni contratti”. Le forniture di gas russo alla società energetica francese erano già diminuite notevolmente dall’inizio del conflitto in Ucraina, scendendo recentemente a soli 1,5 TWh (terawattora) al mese, secondo le ultime statistiche condivise da Engie. Questo dato si confronta con “forniture annuali totali in Europa di oltre 400 TWh” per Engie, che è in parte di proprietà dello Stato francese. Le scorte di gas francesi per il prossimo inverno hanno raggiunto il 90% della loro capacità, ma il portavoce del governo Olivier Véran ha avvertito su Franceinfo che questo non significa che il Paese avrà “abbastanza gas per superare l’inverno se i russi lo tagliano e se ne consumiamo molto”. Il viaggio di Macron in Algeria serve a cercare una via d’uscita a questa situazione disastrosa, sulla scia di quanto fatto da Eni.
Nel resto d’Europa la Spagna ha lanciato un piano di risparmio energetico, mentre l’Italia si prepara a misure drastiche che faranno molto male all’economia e alla società italiana. In Germania, secondo il quotidiano tedesco Welt am Sonntag, il governo tedesco ha creato una holding in vista di una possibile nazionalizzazione di Gazprom Germania, una filiale di Gazprom da cui il gigante statale russo del gas si è ritirato in aprile. La holding creata da Berlino, denominata Securing Energy for Europe Holding GmbH, sarebbe responsabile degli investimenti della società, secondo quanto riportato dai media, citando un documento governativo. La Bundesnetzagentur (l’Agenzia Federale per le Reti sotto il Ministero dell’Economia) ha annunciato in aprile che avrebbe preso il controllo delle operazioni di Gazprom Germania nell’interesse della Germania e dell’Europa.
Basterà? Certo che no. La Germania sta attraversando grandi difficoltà di approvvigionamento energetico a causa della forte dipendenza dal gas russo. Al 55% prima dello scoppio della guerra in Ucraina, Berlino è riuscita a ridurlo al 30%. Ma la riduzione delle consegne di Gazprom sta mettendo a rischio le sue scorte di idrocarburi in vista dell’inverno. All’inizio di agosto, il Paese è riuscito a raggiungere il suo primo obiettivo di stoccaggio sotterraneo di gas, con il 75% delle riserve nazionali riempite,
l’obiettivo di raggiungere il 95% entro il 1° novembre sembra allontanarsi.
La riduzione delle forniture e le preoccupazioni per il futuro hanno fatto salire alle stelle i prezzi dell’energia in Europa. “Siamo in una guerra energetica con la Russia che sta danneggiando l’intera UE”, ha dichiarato in un tweet il ministro ceco dell’Industria e del Commercio Jozef Sikela. Venerdì scorso, Germania e Francia hanno annunciato prezzi record per l’elettricità nel 2023: i contratti di un anno sono saliti a 850 euro per megawattora in Germania e a più di 1.000 euro in Francia, rispetto agli 85 euro dello scorso anno in entrambi i Paesi. La Commissione europea intende ridurre di due terzi la dipendenza dell’UE dal gas russo entro quest’anno e porre fine alla dipendenza dalle forniture russe di questo combustibile entro il 2030.
Ma a che prezzo? Il gas è una delle principali fonti di generazione di elettricità. Lo ha capito il ministro belga dell’Energia, Tinne Van der Straeten, che ha avvertito che i prossimi 5-10 inverni in Europa saranno “terribili” se l’Unione Europea non si muoverà per imporre rapidamente un tetto ai prezzi del gas. “Il mercato europeo dell’energia sta fallendo e necessita urgentemente di una riforma”, ha dichiarato Van der Straeten. “Non è più sostenibile per molte famiglie e imprese. L’elettricità viene prodotta a basso costo come l’anno scorso, ma venduta a prezzi record. Con la riforma, stiamo affrontando l’eccesso di profitti esuberanti”.
Si puo’ mai improvvisare cosi’ come sta facendo l’UE spedendoci dritti in un Medioevo energetico e glaciale? Razionalità e lungimiranza sembrano aver abbondonato le istituzioni europee.
Marco Cesario