Il Commissario Europeo Breton: Gli Stati membri “hanno attinto alle loro scorte di munizioni, all’artiglieria leggera o addirittura pesante, ai sistemi di difesa antiaerea o anticarro e persino ai veicoli blindati e ai carri armati”. Questo ha creato una vulnerabilità di fatto che deve essere affrontata con urgenza
Il Commissario europeo Thierry Breton in una conferenza stampa ha spiegato che gli Stati membri dell’UE hanno inviato un quantitativo cosi’ ingente di armi da rimanere sprovvisti, provocando una situazione di vulnerabilità in caso di guerra. Un situazione paradossale che spinge la UE a mettere mano al portafoglio per acquistare nuove scorte, in una spirale bellicista che sembra non avere fine.
Secondo fonti dell’UE, la priorità sarà data all’acquisto di missili aerei portatili, missili anticarro portatili, cannoni da 155 mm e relative munizioni. “Dobbiamo muoverci rapidamente, visto lo stato delle scorte nazionali”, ha dichiarato Breton, ricordando pero’ che gli Stati membri mantengono la “totale libertà” per i loro acquisti. “La Commissione o l’UE non compreranno armi in quanto tali. Il bilancio dell’UE viene utilizzato solo per incoraggiare gli Stati membri a cooperare. Ciò consentirà di spendere meglio il denaro pubblico e di rafforzare la nostra base industriale europea”.
La proposta di Breton integra il Fondo europeo per la difesa, che si concentra sulla ricerca e lo sviluppo con un budget di 8 miliardi di euro per il periodo 2021-27. Il nuovo strumento al vaglio è dotato di 500 milioni di euro per due anni, ossia per il periodo 2023-2024, ma è destinato a “diventare perenne con una scala più ampia, come nel caso del Fondo europeo per la difesa.
“L’Europa si sta disarmando da vent’anni rispetto a tutti gli altri continenti. Rispetto a Stati Uniti, Russia, India e Cina, siamo l’unico continente ad aver ridotto i nostri investimenti”, ha dichiarato.
Gli Stati membri si sono impegnati a destinare il 2% del PIL alle spese per la difesa, ma solo sette di essi (Grecia, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Croazia e Slovacchia) hanno raggiunto questo obiettivo entro il 2022.
La Francia è all’1,90%, l’Italia all’1,54%, la Germania all’1,44% e la Spagna è penultima nella lista con l’1,01%.