Non solo russi ma addirittura accademici britannici. Una rete di decine di teorici della cospirazione, complottisti, troll e manipolatori di professione, spesso sostenuti da vere e proprie campagne coordinate dalla Russia, ha inviato migliaia di tweet di disinformazione per distorcere la realtà del conflitto siriano e scoraggiare l’intervento della comunità internazionale. A riportare la notizia è il quotidiano britannico The Observer.
I dati raccolti dall’Institute for Strategic Dialogue (ISD) hanno permesso d’identificare una vera e propria rete di account di social media, individui isolati ed organizzazioni che hanno diffuso informazioni false sul conflitto, inquinando ed ingannando un pubblico stimato di circa 1,8 milioni di persone. Le principali false narrazioni promosse dalla rete di teorici del complotto riguardavano la negazione o la distorsione dei fatti riguardanti l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano oppure false notizie riguardanti i Caschi Bianchi (difesa civile siriana).
In particolare i Caschi Bianchi sono diventati un bersaglio di troll e complottisti dopo aver documentato incidenti come l’attacco chimico a Khan Sheikhoun nel 2017, in cui sono morte 92 persone. Dopo la tragedia, un rapporto dell’Onu aveva concluso che c’erano “ragionevoli motivi per credere che le forze siriane abbiano sganciato una bomba che disperdeva sarin” sulla città nella provincia di Idlib.
La nuova analisi, contenuta in un rapporto di The Syria Campaign, ha anche rilevato che gli account ufficiali del governo russo hanno svolto un ruolo chiave nella creazione e diffusione di contenuti falsi, con l’ambasciata russa nel Regno Unito e in Siria che hanno svolto un ruolo di primo piano. Dei 47.000 tweet di disinformazione inviati dal nucleo di 28 teorici della cospirazione nell’arco di sette anni, dal 2015 al 2021, 19.000 erano post originali, che sono stati ritwittati più di 671.000 volte.
Tra le persone citate nel rapporto come manipolatori e falsari dell’informazione c’è Vanessa Beeley, giornalista indipendente le cui teorie complottiste sono state citate come prove dalla Russia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nel settembre 2015 Beeley ha accusato i Caschi Bianchi di essere in combutta con Al-Qaeda e altre organizzazioni terroristiche, sostenendo che i filmati in cui si vedono i Caschi Bianchi soccorrere i civili dagli edifici bombardati sono messe in scena.
“All’inizio abbiamo pensato che si trattasse di una persona che non aveva informazioni corrette – ha spiegato Farouq Habib, vicedirettore dei Caschi Bianchi – e che avremmo dovuto contattarla per spiegarle. Ma poi, con un po’ di ricerche, abbiamo capito che si tratta di una cosa deliberata e sistematica”.
C’è anche un gruppo di accademici britannici accusato di diffondere disinformazione a favore del regime siriano. Ad esempio il giornalista Aaron Maté del Grayzone che avrebbe addirittura superato Beeley come il più prolifico disinformatore tra i 28 teorici della cospirazione identificati. I volontari dei Caschi Bianchi sono gli obiettivi più frequentemente attaccati, con oltre 21.000 tweet volti a screditare il gruppo o a incoraggiare attacchi contro i primi soccorritori. Dal 2012 sono stati 296 i volontari ad essere stati uccisi in servizio . Secondo The Syria Campaign, l’effetto di questa ondata di disinformazione è stato quello di seminare confusione e dubbi tra i responsabili politici occidentali, contribuendo a creare politiche anti-asilo, a normalizzare il regime di Assad e ad incoraggiare Putin ad utilizzare le stesse tattiche in Ucraina.