Nelle ultime tre settimane, le forze armate e i centri di ricerca iraniani hanno registrato un numero impressionante di morti violente. L’Iran, che è molto discreto sull’argomento, ha riconosciuto la morte a Teheran di due colonnelli delle Guardie rivoluzionarie, l’esercito ideologico del Paese. Uno è stato assassinato il 22 maggio da uomini armati in moto, il secondo è caduto da un tetto una settimana dopo.

La Repubblica islamica ha anche salutato il “martirio” di un ingegnere del sito militare di Parchin, che sviluppa missili e droni e che è accusato di aver ospitato ricerche nucleari militari. L’ingegnere è stato vittima di un attacco da parte di piccoli droni quadcopter a fine maggio. I media locali hanno riportato la morte di due scienziati il 4 giugno, uno dei quali è stato avvelenato a Yazd, nell’Est del paese.

Questa serie sembra essere senza precedenti sotto diversi aspetti. Innanzitutto, la natura degli obiettivi: i due ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie non avevano alcun legame con il programma nucleare iraniano con una possibile dimensione militare, da tempo nel mirino dei servizi segreti israeliani. Soprattutto, queste morti hanno dato luogo a molteplici dichiarazioni alla stampa da parte di fonti di sicurezza “regionali” o esplicitamente israeliane, che suggeriscono la responsabilità dello Stato ebraico.