Nei 100 giorni successivi all’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio, le entrate della Russia derivanti dalle esportazioni di combustibili fossili sono salite a 93 miliardi di euro – circa 97 miliardi di dollari – secondo un rapporto del Center for Research on Energy and Clean Air, un’organizzazione di ricerca indipendente che si occupa di rivelare le tendenze, le cause e l’impatto sulla salute, nonché le soluzioni all’inquinamento atmosferico. La notizia è stata riportata dal Washington Post. La Cina è stata il più grande importatore, con acquisti di oltre 13 miliardi di dollari di combustibili fossili nello stesso periodo, seguita dalla Germania con circa 12,6 miliardi di dollari. La Francia è stata il più grande importatore di gas naturale liquefatto russo. Il volume delle esportazioni russe di carburante è sceso del 15% a maggio rispetto al periodo precedente l’invasione. Ma i prezzi elevati del carburante, causati dall’aumento della domanda globale, hanno fatto affluire molto più denaro nelle casse di Mosca, si legge nel rapporto, che sottolinea come i prezzi delle esportazioni russe siano stati in media del 60% più alti rispetto all’anno precedente.
La Russia in 100 giorni di guerra ha guadagnato quasi 100 miliardi di dollari
